martedì 1 febbraio 2011

Breve storia dell'Olivicoltura

Dalla coltivazione dell’olivo si ricava una drupa che, sottoposta a spremitura e separazione dalle acque di vegetazione e dalle sanse,  produce l’olio unico grasso alimentare derivato da un frutto. Da ciò si comprende quanto la qualità della pianta e conseguentemente della drupa influenzino le caratteristiche del prodotto finito

Nelle aree geografiche del nostro pianeta a clima temperato-caldo, si può riscontrare una vegetazione simile: piante che appartengono al genere Olea sono molto comuni in queste zone e tra queste, la specie più importante è l’Olea europea, altamente diffusa nel bacino Mediterraneo e non solo. Tale specie nel corso dei secoli ha rivestito un’importanza vitale per l’uomo.
I primi documenti scritti sulla coltivazione dell’olivo, sono delle tavolette con scrittura cuneiforme della metà del III millennio, rinvenute a Ebla, centro della civiltà protosiriana nel nord della Siria, zona nella quale erano presenti ampie distese di tipo forestale di questa specie, dove si ritiene abbia avuto origine la varietà domestica. Ma i reperti di noccioli ritrovati negli insediamenti umani, testimoniano la presenza di un antenato dell’olivo già dal paleolitico.
L’olivo domestico si sarebbe diffuso dal Medio Oriente in tutte le parti del mondo nelle quali il clima ha permesso la sua coltivazione.
In Sardegna la forma selvatica è antichissima, infatti sono presenti olivastri che risalgono al periodo nuragico, dai quali si estraeva l’olio dai frutti con attrezzature e in ambienti appositi, come ritrovato nella reggia nuragica di Barumini e non solo. Mentre la diffusione della forma domestica è avvenuta ad opera di popolazioni di origine minoica.
Da qui in poi si è assistito ad un’alternanza di periodi di valorizzazione e di abbandono di questa coltivazione, strettamente legati alle vicissitudini storiche.
Nel periodo romano  assistiamo allo sviluppo di importanti aree olivetate soprattutto nella parte centromeridionale dell’isola, infatti compaiono i primi torchi per l’estrazione dell’olio. Con la caduta dell’Impero Romano, si arresta lo sviluppo dell’olivicoltura fino al periodo dell’influenza pisana dalla quale provengono numerosi documenti.
Successivamente abbiamo un altro periodo di stasi fino alla prima metà del XVII secolo, con la diffusione della legislazione spagnola che definisce gli areali della coltivazione dell’olivo, ancora oggi presenti. In questo periodo si diffondono nuove varietà, nuovi molini per l’estrazione dell’olio e leggi per la protezione degli oliveti.
Con il governo piemontese avviene un miglioramento della tecnica di coltivazione e di produzione.
Nei primi decenni del 1800 nell’isola compaiono i primi impianti per l’estrazione industriale dell’olio dalle sanse, per arrivare poi a miglioramenti tecnologici nel secondo dopoguerra, accentuati dopo gli anni ’60 e ’70, con maggiori attenzioni a tutto il processo produttivo, soprattutto agli aspetti qualitativi e quantitativi, per ottenere un prodotto sempre più pregiato.
L’olio non ha conosciuto solo un’importanza dal punto di vista alimentare, ma i suoi usi sono stati molteplici e tutt’oggi è presente in molti aspetti della vita dell’uomo.

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